L'uso portato all'estremo dei dispositivi mobili viene descritto in maniera ironica da Kenichi Fujimoto:
"Imagine Hegel, Marx and McLuhan encountering the keitai [mobile phone]
of the twenty-first century. Georg Hegel is astonished at seeing the spirit
of the era dwelling persistently in our palms. Karl Marx complains that
it is an alienating fetish object. Marshall McLuhan, his eyes sparkling,
chimes in that it will turn the whole world into a village—no, a house. But
in the next moment, he comes upon a realization that appalls him. ",But
wait!," he exclaims. "My wife and children will have the equivalent of a
private room with a twenty-four-hour doorway to the outside world, fully
equipped with a TV, a bed, and even a bathroom. Where would my place
be in such a house?"
(Kenichi Fujimoto, "The third stage paradigm: Territory machines from the girl's pager revolution to mobile aesthetics," in Personal, Portable. Pedestrian: Mobile Phones in Japanese Life, ed. M. Ito, D. Okabe, and M. Matsuda (Cambridge: MIT Press, 2006), 77.)
Noi che siamo sicuramente del 21° secolo abbiamo assistito alla nascita della "Territory machine" capace di trasformare qualsiasi spazio (il posto a sedere in una metropolitana per esempio) nella propria stanza, nel proprio personale paradiso. La città diventa un film nel quale noi stessi componiamo la colonna sonora. L'iPod diventa lo strumento per organizzare lo spazio, il tempo, i confini attorno al proprio corpo in uno spazio pubblico.
Allo stesso modo ci siamo appassionati alla lettura di libri di fantascienza o alla visione di film dello stesso genere (la città controllata dal computer in “The city and the stars”di Clarke, il computer di bordo dell'astronave di 2001 Odissea nello spazio di Kubrick, il pianeta di Solaris di Tarkowsky, il programma di Matrix ecc.) dove la capacità da parte delle macchine di interagire con l'ambiente circostante assume un qualcosa di inquietante e minaccioso per la nostra libertà.
Che posto dobbiamo dare alle macchine senzienti nella nostra civiltà ? Intanto possiamo interrogarci su quella che è la sensibilità di queste macchine: la parola “senziente” si riferisce alla abilità di sentire e percepire soggettivamente ma non necessariamente include la facoltà di essere autocosciente. Per cui la macchina può essere senziente ma non consapevole, non può possedere conoscenza, può vederti ma non capirti. L'uso che noi facciamo di esse è la costruzione di uno spazio urbano formato da una architettura immateriale di infrastrutture software. Otteniamo in questo modo una nuova organizzazione urbana ed esperienze innovative.
Le “città senziente” permette ai cittadini di diventare soggetti attivi nel monitoraggio della città. Gli esempi sono tantissimi: oltre “Yellow arrows” (http://yellowarrow.net/v3/) citerei Urban Tapestries (http://research.urbantapestries.net/).
Urban Tapestries (2004-2006) è un progetto di un gruppo di ricerca sociale londinese chiamato Proboscis che si interroga sull'idea del “public authoring” in ambiente urbano. L'antropologia di noi stessi consiste nell'adottare ed adattare nuove tecnologie emergenti per creare e condividere ogni giorno conoscenze ed esperienze, costruendo in questo modo memorie collettive che tracciano differenti generi di relazioni attorno lo spazio,il tempo e le comunità urbane. Due animazioni Macromedia tratte del sito possono descrivere il progetto del gruppo Proboscis.
http://research.urbantapestries.net/animations/AnimationA.html
http://research.urbantapestries.net/animations/AnimationB.html
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