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Istituzioni culturali e declino urbano

Page history last edited by Francesco Gigante 11 years, 9 months ago

Una definizione generica di città è quella di agglomerato di persone e di imprese. Il vantaggio di vivere in una città deriva dai costi ridotti di trasporto per persone, merci ed idee. Per quel che riguarda i trasporti di merci questo beneficio è venuto meno durante il 20º secolo per via della modernizzazione dei trasporti. Con il crollo dei prezzi dei trasporti nella seconda metà del novecento la concentrazione geografica delle industrie manifatturiere nelle città è diminuita significativamente : vivere in città conserva sempre dei vantaggi ma di carattere non solo  pecuniario (le più basse distanze tra le persone possono creare un ambiente sociale più attivo, una maggiore efficienza nella divisione del lavoro, una migliore condivisione di idee sia per la trasmissione via rete che per la modalità "face to face").

Alcuni casi emblematici in Europa sono state Liverpool e Lipsia, negli USA Cleveland, St.Louis e Detroit. Quest'ultima ha sperimentato un calo della popolazione da 1.850.000 abitanti a meno di 740.000. Durante il periodo di crisi Detroit ha vissuto momenti difficili per i conflitti razziali quando la popolazione di colore ha preso il sopravvento su quella bianca. La città, dopo il crollo dell'industria automobilistica, mostra un grande stato di degrado e di abbandono: nel 2009 sono state chiuse 95 scuole pubbliche. Nella prateria urbana che si è venuta a creare per il susseguirsi di lotti vuoti e case abbandonate Detroit ha visto nascere il fenomeno degli orti urbani ( http://www.terranews.it/news/2011/05/detroit-%E2%80%9Cmotor-city%E2%80%9D-addio-ora-e-la-citta-degli-orti-urbani ). Altre città invece hanno saputo reinventarsi durante il periodo delle trasformazioni urbane legate all'evoluzione industriale: Seattle per esempio sembrava aver imboccato la stessa strada di Detroit quando la Boeing andò in crisi, ma poi ospitando industrie importantissime nel settore delle telecomunicazioni e di Internet (Microsoft, Amazon, RealNetworks, AT&T, T-Mobile ecc) la sua economia è ripartita.

Secondo analisi condotte dal United States Census Bureau nel 2002 Seattle possiede il più alto tasso di laureati tra le grandi città degli Stati Uniti (il 48,8% dei residenti sopra 25 anni possiede almeno una laurea triennale). I lavoratori sono meglio pagati (sono presumibilmente anche più produttivi) nelle città con un più alto livello di capitale umano che hanno sperimentato un forte crescita di popolazione dal 1950 in avanti. Uno studio in proposito ci dice che nelle aree metropolitane (MSA metropolitan statistical area) del nord-Est o del middle-West degli Stati Uniti, dove meno del 7,5% degli adulti aveva frequentato l'università la popolazione è cresciuta dell'8% tra il 1970 ed il 2000, mentre dove più del 15% della popolazione adulta aveva una laurea o un titolo equivalente la popolazione è cresciuta del 53%.

 

Il risultato di questa analisi statistica è meglio spiegato considerando delle statistiche storiche che ci dicono come il livello di istruzione della popolazione di una città non varia molto nel corso del tempo: la percentuale di adulti con una laurea al college nel 1940 è correlata sia ai livelli di istruzione attuali che al reddito alto e all'aumento di popolazione avvenuto negli ultimi decenni. E’ quindi l’istruzione che crea la crescita e non viceversa.

 

I guadagni, e quindi l'attrattiva del vivere entro una città, crescono nelle persone che vivono nelle città per più di cinque anni: è il risultato della qualifica che si ottiene in processi di apprendimento prolungati che portano ad una graduale specializzazione del lavoratore

(Edward L. Glaeser

- The rise of the skilled city

 http://www.philadelphiafed.org/research-and-data/publications/working-papers/2004/wp04-2.pdf

- Are cities dying?

 www.csus.edu/indiv/c/chalmersk/ECON180FA08/GlaeserDyingCities.pdf ).

  

 

 

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