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Musei 2_0: quando l’arte scopre il web sociale

Page history last edited by Luisa Cattozzo 13 years, 9 months ago

Pubblico questo articolo che mi ricorda i passi da gigante che ha fatto il web da quando, nell'ormai lontano 1995, ebi occasione di realizzare la stesura delle mia prima tesina per il corso di Urbanistica col prof. Marguccio avente ad oggetto appunto le prime esperienze museali su web (all'epoca, tanto per completare la premessa, credo di ricordare poche esperienze oltre al Louvre trovavano spazio in Internet....)

 

I musei di tutto il mondo stanno lentamente scoprendo il Web 2.0

Alcuni esperimenti cercano di stimolare la curiosità e la partecipazione dei visitatori usando gli strumenti messi a disposizione dai social network. Cambiano i tempi, cambiano i musei.

In Italia è un fenomeno meno vistoso, con le istituzioni culturali impegnate più a lottare con tagli e incuria e a cercare di risolvere questioni di mera sopravvivenza; lodevoli eccezioni tuttavia ci sono anche nel nostro Paese.
Altrove, la consapevolezza del cambiamento nella fruizione della cultura ha prodotto diversi esperimenti interessanti su come il Web sociale e la cultura museale possano incontrarsi.

Non si tratta solo di un cambiamento di mentalità, ma anche degli strumenti a disposizione dei visitatori.

Basti pensare alla diffusione degli smartphone e alle loro potenzialità come strumenti in grado di arricchire l’esperienza di una visita.
Considerata la diffusione di telefoni cellulari in grado di fare ben più che chiamare e inviare messaggi, il Brooklyn Museum ha abbandonato le ingombranti e obsolete audioguide e ha provato un approccio diverso.

 

Spiega Risparmio al Telefono:

Visitare le gallerie della bella struttura newyorkese sarà un viaggio in cui nulla è preordinato, perchè gli utenti stessi sono chiamati a scegliere le opere di cui vogliono sapere di più, nell’ordine che desiderano, attraverso lo strumento più diffuso, amato e conosciuto della nostra epoca: il cellulare.

Per sfruttare questa nuova opportunità di visita, è necessario avere uno smart-phone o comunque un telefono di ultima generazione, capace di connettersi a internet, ma superato lo scoglio tecnico la procedura è semplice: il visitatore si connette ad un’applicazione residente sul sito web del museo, sceglie un piccolo numero di opere che lo interessano e inizia il suo percorso. Segnalando poi, sempre attraverso l’applicazione, a quale punto del percorso si trova, l’utente riceve sul cellulare alcuni suggerimenti per proseguire, sotto forma di miniature fotografiche di opere in qualche modo connesse con quella che ha scelto e che sono state raccomandate da altri visitatori: a sua volta, potrà segnalare come consigliata l’opera vista.

I percorsi realizzati da ogni visitatore andranno ad arricchire il database del museo, che potrà così offrire una sempre maggior varietà di scelta: ogni visitatore può inoltre salvare e condividere il proprio percorso, con tanto di commenti alle opere, attraverso il sito del museo, esattamente come farebbe con una playlist del proprio lettore mp3.

 

Il museo del Prado invece, in collaborazione con Google Earth, ha deciso di mettere a disposizione alcuni dei propri capolavori non solo a chi ha la fortuna di trovarsi a Madrid, come spiega Webnews:

Ora, il famoso programma per navigare intorno al globo offre la possibilità di zoomare come mai prima, fino a raggiungere le stanze del Museo del Prado di Madrid, contenenti alcuni dei più bei capolavori della pittura della storia dell’arte. Entrando nel palazzo del famoso ente museale, ogni utente ha la possibilità di ammirare un Rembrandt o un Velazquez attraverso formidabili riproduzioni in altissima definizione, in grado di restituire la matericità del colore, i tocchi di pennello e le piccole crepe nella pittura depositata con maestria sulla tela.
Le fotografie delle opere del Prado visualizzabili con Google Earth hanno una definizione di circa 14.000 milioni di pixel, con una resa dell’immagine 1.400 volte più definita rispetto a una comune fotocamera digitale semiprofessionale da 10 megapixel. Ogni opera è corredata da una breve scheda che ne riassume la storia e le caratteristiche principali. I quadri sono dislocati nelle stanze del museo ricostruite in 3D, ottime per fornire una visione di insieme del famoso palazzo che ospita le opere pittoriche custodie a Madrid.

 

In tema di valorizzazione e apertura del patrimonio culturale è da segnalare The Commons, la sezione di Flickr che raccoglie lo sterminato archivio di documentazione fotografica di enti come la biblioteca di New York, lo Smithsonian Institute o la rivista Life.

 

Il panorama dell’arte italiano, come al solito, appare poco al passo con i tempi, per la promozione ci si affida a giornali specializzati e ad inviti cartacei che molto spesso vengono recapitati direttamente a domicilio. Ciò oltre a rappresentare un sistema paleolitico di informazione, è  la prova effettiva del poco intuito del nostro bel paese rispetto alle nuove tecnologie ed ai social networks come Facebook, Myspace e Twitter che sebbene siano un grande strumento di comunicazione (Obama ha puntato molto su internet per la sua campagna elettorale) vengono relegati a semplice fenomeno di intrattenimento.

 

E nella penisola? Tra i casi di cui si ha notizia c’è quello del MAO, il Museo di Arte Orientale di Torino, di cui scrive Torino 2.0:

aprirà finalmente il MAO – Museo di Arte Orientale di Torino: un appuntamento che viene preceduto (da alcuni giorni) da un battage pubblicitario assolutamente inedito per Torino e per il mondo dell’arte locale.

Il MAO è infatti protagonista della rete attraverso una vera campagna “2.0″: tramite YouTube, Flickr, Facebook ma non solo, gli utenti della blogosfera potranno essere protagonisti di questo momento a suo modo storico per la città.

Il canale appositamente creato su YouYube propone le testimonianze di torinesi noti (ma non solo) sull’importanza del MAO per Torino [..]

Diventare “fan” del MAO su Facebook permetterà a chiunque di accedere alle novità e ai “commenti illustri” che arricchiscono le sue pagine, ma anche tramite Flickr si potrà essere più pronti all’apertura: una ricca galleria di immagini delle opere proposte dal museo .

In Italia l’attenzione per questi temi non è ancora molto diffusa, ma comincia a dare timidi segnali qua e là. Il punto di riferimento in lingua italiana su questi argomenti è senza dubbio Fucktorymuseum2.0, un blog puntuale e aggiornato che raccoglie esperienze riuscite di interazione tra i musei e la cultura della rete. 

La piattaforma di videosharing YouTube è uno strumento prezioso per la diffusione di diverse tipologie di contenuti del museo:

più precisamente si può dare voce (e volto) allo staff: ad esempio al responsabile di una collezione che introduce i futuri eventi, oppure all’ispettore archeologo che promuove il museo in uno spot dove racconta e spiega le meraviglie presenti in museo.

Un esempio è il canale YouTube del Mart di Trento e Rovereto: in particolare la sezione dietro le quinte”:

Per vedere e capire come nascono le mostre: artisti, curatori e staff tecnici al lavoro al Mart.

Ma gli utilizzi possono essere davvero molti:

  • produrre clip video di interviste fatte ai visitatori uscenti da una mostra

  • promuovere l’attività didattica producendo clip video delle lezioni, o della “costruzione” di manufatti che dovranno svolgere le classi di ragazzi una volta giunti in museo

  • produrre clip video relative agli incontri che si svolgono in museo, con esperti, studiosi, divulgatori

  • organizzare concorsi con gli utenti: questi potrebbero essere incoraggiati ad inviare clip video girati in museo, premiando quelli che valorizzano al meglio una particolare mostra. Al contrario, potrebbe essere il museo stesso a proporre clip agli utenti e sono questi che devono votare i filmati più interessanti

  • infine, dal momento che il museo non si relaziona solo con gli utenti ma anche con i media (giornali, riviste, tv, radio) sarebbe utile tenere un canale YouTube dove raccogliere le conferenze stampa e le presentazioni

Insomma, il futuro dei musei  sembra essere più legato alla capacità di suscitare curiosità e partecipazione nei visitatori, che a frecce indicatrici di percorsi obbligati e didascalie fitte di linguaggio specialistico.

 

Fonte: www.liquida.it

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